“Mosche volanti” negli occhi: perché accade e come si chiamano realmente
Tutto quello che devi sapere sulle miodesopsie o mosche volanti degli occhi
Poter vedere il mondo, i suoi colori, le sue forme è il regalo più bello che madre natura ci ha concesso. Gli occhi sono preziosi e per questo motivo è importante prendersene cura e non trascurare nessun sintomo. Se vi è capitato di notare delle piccole macchioline, simili a mosche volanti che sembrano fluttuare davanti agli occhi e vi siete chiesti cosa sono, oggi vogliamo parlarvene, per capire meglio di fronte a che fenomeno ci troviamo e sapere come affrontarlo.
Cosa sno le mosche volanti e come gestirle
Quelle che solitamente chiamiamo mosche volanti nel termine scientifico si chiamano miodesopsie e sono delle piccole imperfezioni che si formano all’interno dell’umor vitreo e che possono apparire come puntini scuri, linee o addirittura forme simili a ragnatele. Si muovono in base al movimento degli occhi e tendono a diventare più visibili su sfondi chiari.
Se vi state chiedendo se le mosche volanti sono un qualcosa di cui preoccuparsi, la risposta è no. Solitamente si formano con l’avanzare dell’età, quando l’umor vitreo si disidrata. Oltre all’età, possono contribuire alla loro comparsa anche condizioni, come la miopia, o l’aver subito interventi chirurgici oculari, come quelli per la cataratta.
Come abbiamo anticipato, nella maggior parte dei casi questo fenomeno non è preoccupante. Solo in alcune situazioni particolari potrebbe essere sintomo di condizioni più gravi, come il distacco della retina, ma in questo caso compariranno sintomi aggiuntivi, come la visione di lampi di luce o un cambiamento significativo nella vista.
Per le mosche volanti non esiste un trattamento specifico, ma si può migliorare la condizione bevendo acqua a sufficienza in modo da idratare anche l’umor vitreo e assumendo alcuni integratori. Quando le miodesopsie diventano eccessivamente invasive si può ricorrere a un intervento chirurgico chiamato vitrectomia, ma viene effettuato solo in casi estremi. La buona notizia è che il cervello con il tempo impara a ignorare le macchioline, rendendole meno fastidiose.