La magia della dieta Pegan: come riesce a far perdere peso con pochissimo tempo
Qualità e debolezze del regime alimentare della dieta Pegan: come perdere peso in poco tempo
La dieta Pegan è una delle ultime tendenze in fatto di approccio all’alimentazione che si è diffusa dapprima negli USA e successivamente in Europa.
Ideata dal medico Mark Hyman, coniuga i principi della dieta vegana a quelli della dieta paleolitica, sopperendo così alle carenze di tali due sistemi non sovrapponibili.
Tuttavia come per ogni promessa di facile raggiungimento di un obiettivo notoriamente arduo bisogna considerarne i pro ed i contro.
Quali sono i punti di forza e quali le debolezze di un metodo per la perdita rapida di peso?
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Pro e contro: tutti i punti da valutare
Tra i vantaggi di questo regime alimentare ibrido certamente si erge la possibilità di bilanciare i valori carenziali di una dieta esclusivamente vegetale con i principi previsti dalla pista paleolitica.
Ha l’obiettivo della perdita di peso nel mantenimento dello stato di salute dell’individuo, coniugando il tutto ad un ridotto impatto ambientale e al consumo di alimenti sani.
Ma è davvero in linea con la preservazione fisiologica dello stato psico-fisico di chi la esercita?
Si classifica a tutti gli effetti come una dieta low-carb, che prevede come unica forma di carboidrati solo grosse quantità di frutta e verdura, che esula dal rischio chetogenico.
Non si può definire come iperproteica nonostante il valore proteico sia più elevato di quello della dieta Mediterranea. Le fonti principali sono di origine animale in piccole quantità, sostenute da legumi e frutta secca come fonte vegetale.
Per la componente lipidica invece è prevista un’attenta selezione di carni, pesci e oli in modo da introdurre nel piano solo grassi insaturi: si tratta di un progetto non solo ambizioso ma anche utopico, dal momento che i grassi saturi sono normali costituenti degli organismi e dunque degli alimenti.
Vieta qualsiasi alimento industrializzato e raffinato, per analogia paleolitica ed è priva di glutine; tuttavia elimina anche cereali e derivati, la soia in quanto OGM e latte e latticini.
Sul lungo periodo dunque queste restrizioni non risultano affatto sostenibili, ed inoltre la ristrettezza di alimenti concessi determina una ricerca economicamente non accessibile in grande scala.
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