Analfabetismo emotivo, che cos’è e come possiamo accorgercene
Analfabetismo emotivo: come contrastare la tendenza a non saper gestire le emozioni proprie ed altrui
L’analfabetismo emotivo è una problematica che si sta facendo spazio soprattutto tra i giovani, il non saper riconoscere ed esprimere le proprie emozioni e di riflesso, non riuscire a capire quelle degli altri.
“Tu chiamale se vuoi…emozioni...”
Così cantava Lucio Battisti, si perché in passato la vita era diversa e si sapeva dare peso a ciò che si prova. Ad oggi i giovani non riescono ad avere la giusta educazione alle emozioni, perché esse sono un gradino superiore rispetto all’istinto e per svilupparle devono essere insegnate.
Vediamo allora come riconoscere questo fenomeno dilagante e come contrastarlo in modo efficace.
Dall’intelligenza emotiva all’analfabetismo
Si sa, il genere umano è abituato a rovinare in modo completamente autonomo la sue conquiste a livello conoscitivo. Molti gli psicologi e i sociologi che hanno impiegato il loro tempo nello spiegare come si sia arrivati a un’evoluzione umana, salvo poi rovinare tutto con l’avvento di internet.
Salovey e Mayer nel 1990 parlavano di intelligenza emotiva.
“La capacità di monitorare le proprie e le altrui emozioni, di differenziarle e di usare tali informazioni per guidare il prorio pensiero e le proprie azioni”.
Quindi la capacità di riconoscere le proprie e le altrui emozioni, da utilizzare per migliorare il proprio comportamento e l’approccio verso gli altri. Ma tra i vari studi il nome di spicco resta quello di Goleman che parla di:
- competenza personale: con la consapevolezza di sé, la padronanza di sé, motivazione. Elementi che fanno in modo di poter riconoscere le proprie emozioni, canalizzarle e dare la spinta per raggiungere degli obiettivi;
- competenza sociale: composta dall’empatia, quindi il sapersi mettere nei panni altrui e la capacità di indurre nell’altro le risposte che si desiderano.
Goleman afferma che queste sono competenze che vanno assunte fin da bambini e se questo non avviene, ecco che si fa spazio l’analfabetismo emotivo.
Quindi l’analfabetismo emotivo altro non è che l’incapacità di riconoscere le proprie e le altrui emozioni.
I tratti di un analfabeta emotivo
L’analfabeta emotivo è freddo, imprevedibile e questo atteggiamento si sta facendo spazio soprattutto tra i più giovani. In questo modo l’aggressività e la violenza diventano qualcosa di normale. A provocarle sono in genere dei futili motivi, come ad esempio dei punti di vista diversi. L’analfabetismo emotivo tende a far vedere il prossimo come un nemico. Ci si appresta a confrontarsi con le altre persone restando però vigili e guardinghi, tutto per la mancata educazione emotiva.
Inoltre è possibile distinguere un analfabeta emotivo perchè:
- reagiscono in modo eccessivo e spropositato ai problemi;
- si sentono sopraffatti dalle difficoltà;
- non riescono a instaurare legami significativi.
Le conseguenze dell’analfabetismo emotivo possono essere enormi: pensiero polarizzato, repressione, razzismo o sessismo, narcisismo, bisogno ossessivo di avere ragione
L’empatia: questa sconosciuta
Il primo sintomo evidente dell’analfabetismo emotivo è l’assenza di empatia. Chi possiede un’intelligenza emotiva riesce a comprendere e gestire tanto le sue emozioni quanto quelle degli altri. Chi non è stato educato a questo viene appunto definito analfabeta e se si tratta di empatia non sa di cosa si tratti.
Per Goleman l’empatia sta anche nella capacità di ricavare il meglio dagli incontri interpersonali. L’incontro con persone diverse da se stessi è un mezzo per arricchire la propria esperienza. L’analfabeta emotivo non riesce a fare questo, non acquisisce alcun miglioramento dall’incontro con pensieri e sentimenti differenti. Non solo questo ma l’analfabetismo affettivo porta a un certo timore del confronto, sentendosi non in grado di gestirlo. Se tutto questo non viene educato e coltivato dalla più tenera età si finirà per allevare giovani uomini e donne con la paura del diverso.
Il ruolo dei social
Con il tempo è stato sottolineato come un eccessivo utilizzo delle piattaforme social abbiano portato al dilagarsi dell’analfabetismo emotivo. I giovani sono sempre più portati ad interagire tramite post, messaggi, foto e video, spesso finiscono per dimenticare come interagire di persona. L’educazione da parte dei genitori e allo stesso tempo la socializzazione sviluppano l’intelligenza emotiva.
La mancanza di un corpo con cui comunicare sarebbe una mancanza significativa. Questo perché la comunicazione è fatta di linguaggio orale e corporeo. Lo stesso cervello se non allenato a questo ne risente. È dunque possibile affermare che quando gli interlocutori interagiscono assiduamente tramite un medium si rischia di favorire l’analfabetismo emotivo.
Analfabetismo emotivo: educare
Le statistiche confermano che le nuove generazioni hanno problematiche a livello emotivo molto più evidenti rispetto a quelle del passato. I bambini che posseggono un’educazione emotiva sono in grado di gestire le situazioni in una maniera migliore.
Riescono a controllare le loro emozioni e sono in grado di comunicare con i coetanei in modo efficace. È dunque importante sensibilizzare i luoghi di apprendimento nei confronti dell’educazione emotiva. In primo luogo la famiglia, che dalla nascita del bambino è il primo luogo in cui lui impara tutto ciò che gli servirà per vivere in mezzo agli altri. Occorre dunque ricordare che le emozioni sono il passo successivo all’istinto.
Le emozioni non sono innate ma il bambino deve essere istruito per capirle e gestirle. È importante promuovere nelle scuole dei programmi appositi che affrontino gli argomenti che più stanno a cuore ai bambini. Può essere utile scegliere un argomento del giorno che può riguardare i contrasti o i piccoli e grandi traumi che i piccoli vivono giornalmente. Scelto l’argomento se ne parla apertamente, in modo che i bambini siano in grado di comunicare i propri stati d’animo.
È importante far capire ai ragazzi che nella vita quotidiana si può venire a contatto con idee che contrastano con le proprie. A queste è senza dubbio possibile controbattere, ma l’importante è che si mantenga il rispetto di chi espone l’idea che non si condivide.
Analfabetismo emotivo nella coppia
Va da se che l’analfabetismo emotivo si riflette nella vita di coppia, spesso dovuto alla fretta e alla frenesia della conoscenza. Ci si conosce, ci si scopre e ci si lascia così rapidamente da non riuscire mai a capire quali siano i confini dei propri sentimenti. Attesa, emozione, batticuore sono sensazioni cadute in disuso, o che durano solo pochi istanti. L’offerta è tanta ma non si ha tempo di aspettare, si prende ciò che passa senza porsi troppe domande. E, facendo così, spesso si fanno errori e si finisce per incontrare partner tossici, buttandosi a capofitto in relazioni on line e flirt inconcludenti.
Immaginare e progettare una vita insieme è una strada lunga e tortuosa, impegnarsi nella sua traversata non è cosa che tutti si sentono di fare. Vivere una relazione diventa spesso una fonte di stress, una catena che opprime e genera addirittura del malessere. Tutto è diventato superficiale, specchi delle relazioni che si instaurano nella vita parallela fatta da internet.
Il sesso è solo un momento per mettersi in mostra per appagare la voglia di un brivido del momento. Ma tutto questo non è un fenomeno prettamente ed unicamente giovanile, bensì anche del mondo adulto che vive in una completa incompetenza sentimentale, un’apatia dilagante, frutto forse dei troni over e i bisticci da salotto.
Grande è l’amore di sé, il narcisismo e l’individualismo che una relazione profonda con l’altro è vista come un impedimento, un ostacolo anziché come un completamento. Un mondo dove il desiderio di essere amati e di amare a propria volta è solo una debolezza da evitare, un qualcosa che può togliere autonomia alla persona. Anche un solo “ti voglio bene” in un mondo che ci vuole forti e coraggiosi, è segno di debolezza.