Otosclerosi: come riconoscere subito i sintomi iniziali

L'otosclerosi è una malattia dell'orecchio che causa una progressiva perdita dell'udito, colpendo maggiormente le donne tra i 20 e i 40 anni, con sintomi come ipoacusia e acufeni

L’otosclerosi è una condizione che compromette progressivamente l’udito e rappresenta una delle cause più comuni di perdita uditiva legata a problemi nella conduzione del suono. Questo disturbo colpisce un numero significativo di persone, in particolare tra la fascia di età giovane e adulta, e necessita di attenzione medica per una diagnosi e un trattamento adeguati.

Otosclerosi sintomi

Questa patologia è caratterizzata dalla rigidità di un piccolo osso nell’orecchio medio, noto come staffa, che perde la capacità di vibrare correttamente. Questo malfunzionamento ostacola la trasmissione dei suoni, portando a una riduzione dell’udito. In alcune situazioni, l’otosclerosi può estendersi all’orecchio interno, provocando forme più severe di perdita uditiva.

Colpisce prevalentemente le donne, con una manifestazione che di solito avviene tra i 20 e i 40 anni. I pazienti iniziano a notare una difficoltà a percepire i suoni più bassi e possono riscontrare una migliore comprensione in ambienti affollati. Alcuni potrebbero anche sperimentare acufeni o, in rari casi, vertigini.

Prevalenza della malattia

L’otosclerosi si presenta principalmente nelle persone di origine caucasica, con una prevalenza stimata di circa 1 su 100. Tuttavia, molte persone possono avere segni della malattia senza manifestare sintomi evidenti. La condizione è meno comune tra le popolazioni di origine africana e leggermente più frequente tra quelle asiatiche.

Di norma, i sintomi iniziali di perdita uditiva compaiono dopo i 40 anni, ma la malattia può progredire senza manifestarsi in modo evidente per diversi anni. Le donne sono maggiormente colpite rispetto agli uomini, con un rapporto di 2 a 1.

Fattori scatenanti

L’otosclerosi è considerata una malattia multifattoriale, influenzata da vari elementi tra cui genetici, ormonali e infettivi.

Numerosi studi indicano che una percentuale significativa dei pazienti, circa il 50-60%, ha una storia familiare di otosclerosi. Sono stati identificati alcuni loci genetici associati alla malattia, suggerendo una predisposizione ereditaria.

Inoltre, è stata proposta una possibile correlazione con infezioni virali, come quella del morbillo, supportata da evidenze sierologiche. Anche i fattori ormonali sembrano giocare un ruolo importante, dato che la malattia tende a manifestarsi più frequentemente nelle donne e può aggravarsi durante la gravidanza.

Manifestazioni cliniche

La principale manifestazione dell’otosclerosi è la progressiva ipoacusia, che può colpire entrambi gli orecchi, ma non necessariamente allo stesso modo. I sintomi di solito si sviluppano lentamente, con una particolare difficoltà a udire suoni di bassa frequenza, come le voci maschili.

In aggiunta alla perdita uditiva, i pazienti possono sperimentare la paracusia di Willis, un fenomeno in cui si percepiscono meglio le conversazioni in ambienti rumorosi. Gli acufeni sono un altro sintomo comune, avvertito da circa il 75% delle persone affette, e in alcuni casi possono verificarsi vertigini, se la malattia colpisce le aree dell’orecchio responsabili dell’equilibrio.

Procedure diagnostiche

La diagnosi di otosclerosi è generalmente effettuata da specialisti in otorinolaringoiatria, che possono comprendere otorini, otologi e audiologi. Il processo diagnostico inizia con una valutazione clinica approfondita, per escludere altre patologie che possono causare sintomi simili.

Successivamente, vengono effettuati test audiometrici per misurare la sensibilità uditiva e la capacità di percepire i suoni. L’impedenzometria è un altro strumento utile per valutare la funzionalità dell’orecchio medio. In alcuni casi, si rende necessaria una TAC per ottenere una visione più dettagliata della situazione ossea dell’orecchio.

Opzioni terapeutiche

Attualmente, non esistono trattamenti farmacologici specifici per l’otosclerosi, anche se la ricerca nel campo del rimodellamento osseo potrebbe portare a nuovi approcci terapeutici in futuro. Nelle fasi iniziali, si possono utilizzare apparecchi acustici per migliorare l’udito, mentre nei casi più avanzati è spesso necessario un intervento chirurgico.

L’operazione più comune è la stapedectomia, che prevede la sostituzione dell’osso danneggiato con una protesi per ripristinare la trasmissione del suono all’orecchio interno. È importante notare che, sebbene l’intervento possa portare a buoni risultati, alcune perdite uditive possono persistere anche dopo l’operazione.

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Interventi chirurgici

La stapedotomia e la stapedectomia sono le procedure chirurgiche di scelta per trattare l’otosclerosi. Nella stapedotomia, viene praticato un piccolo foro nella base della staffa e inserita una protesi che collega l’incudine alla finestra ovale, facilitando la trasmissione dei suoni. Nella stapedectomia, invece, la base della staffa è rimossa, e viene posizionata una protesi simile, ma con l’uso di innesti per proteggere le strutture circostanti.

Entrambi gli approcci chirurgici hanno dimostrato di fornire risultati positivi, a patto che la selezione dei pazienti sia effettuata con attenzione. È consuetudine operare prima l’orecchio con la perdita uditiva più significativa, evitando di intervenire su entrambi gli orecchi contemporaneamente per ridurre i rischi di complicanze.

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