Perché nelle insegne delle tabaccherie italiane c’è scritto “Sali”? Ecco la storia che quasi nessuno conosce

Sai che fino a qualche decennio fa il sale poteva essere venduto soltanto dalle tabaccherie? Ecco i motivi

Hai mai notato che nelle insegne delle tabaccherie compare ancora la dicitura “Sali”, oltre a quella “Tabacchi”? Questo perché nei decenni scorsi, per la precisione fino al 1974, la vendita del sale, proprio come quella dei tabacchi, era monopolizzata e poteva essere effettuata solo dagli organi di Stato, in questo caso le tabaccherie per l’appunto.

Tabaccheria

Se oggi entri in una tabaccheria lo fai per acquistare le sigarette, dei prodotti per fumatori. Puoi fare una ricarica telefonica, pagare una bolletta, tentare la fortuna con una schedina o un gratta e vinci oppure comprare uno snack. In passato, per la precisione fino al 1974, devi sapere che ci si entrava anche per acquistare un prodotto che invece oggi siamo abituati a comprare nei supermercati, il sale. Tant’è che, se ci fai caso, in alcune insegne, quelle più vecchie, puoi ancora leggere la dicitura “Sali e Tabacchi” che è posizionata subito sotto la grande “T” che caratterizza questo tipo di attività.

sale fino

Questo perché fino a quell’anno, il 1974 appunto, la vendita di questo prodotto era monopolizzata. Proprio come lo è ancora oggi quella dei tabacchi. A deciderlo era stata una legge del 1962, che permetteva allo Stato di regolare la tassazione sulla vendita del sale e regolarne pure il prezzo di vendita. Lo scopo di questa legge, come spiega la stessa Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, era proprio di “calmierare i prezzi all’interno del Paese, regolare l’introito dei mediatori e assoggettarlo all’imposta”. Con il termine “calmiere” si intende il prezzo massimo di vendita che viene deciso dalla autorità.

Il collegamento tra il sale e i discorsi legati alla tassazione non è d’altronde nuovo anzi, ha origini antichissime. Basti pensare che ai tempi dell’impero romano i soldati venivano pagati con il sale. Pratica che ha dato vita al termine “salario“, che tutt’oggi utilizziamo regolarmente.

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