Il morbo di Parkinson è una patologia in cui i neuroni e le cellule produttrici di dopamina nel cervello cominciano a spegnersi.
Morbo di Parkinson: il possibile (e sorprendente) legame con l’intestino
I sintomi peggiorano nel tempo e includono:
tremori;
lentezza nei movimenti;
articolazioni rigide;
fatica a camminare;
postura curva;
incapacità di muoversi;
problemi a fare espressioni facciali.
In tutto il mondo ne sono affetti tra i 7 e i 10 milioni di adulti. Anche se l’incidenza tende ad aumentare con l’invecchiamento, al 4 per cento dei soggetti colpiti viene diagnosticato prima dei 50 anni. Gli uomini hanno una volta e mezzo le probabilità di incorrerne in confronto alle donne.
Purtroppo, la diagnosi arriva spesso a danno ormai avvenuto. Ecco perché è più difficile rallentare la progressione della malattia. Così, gruppi di ricercatori studiano metodi per rilevare la condizione agli stadi iniziali, il che potrebbe avere un impatto positivo sull’efficacia del trattamento.
Alcuni studi hanno attestato una correlazione tra il microbiota intestinale e il morbo di Parkinson. L’autore principale della nuova scoperta, il Dr. Filip Scheperjans, del dipartimento di neurologia dell’ospedale universitario di Helsinki in Finlandia, ritiene essenziale comprendere il ruolo svolto dall’intestino nello sviluppo della malattia.
Secondo quanto emerso, si ipotizza che l’iperpermeabilità intestinale sia una possibile causa dell’accumulo di depositi nei nervi enterici. L’equipe chiamata a incaricarsi degli accertamenti pensa vadano condotti ulteriori analisi sulla eventuale connessione tra i due fattori.
Nonostante non costituisca una risposta definitiva, l’intuizione è potenzialmente in grado di segnare un tangibile progresso nella lotta contro il morbo di Parkinson.
Attualmente, la scienza ha appurato che la genetica è responsabile di appena il 10 per cento delle malattie dell’uomo, mentre il rimanente 90 per cento è innescato da fattori ambientali. Il microbiota intestinale saprebbe condizionare la genetica, attivando e disattivando i geni a seconda della popolazione batterica presente nell’intestino.
Per aiutare il nostro corpo si può apportare dei semplici correttivi, come eliminare lo zucchero, implementare una dieta chetogenica ciclica (una strategia basata sulla riduzione dei carboidrati) e includere un’abbondante quantità di alimenti ricchi di fibre.