Ernia del disco: cos’è, diagnosi e trattamento
L'ernia del disco può compromettere in misura significativa la funzionalità del corpo
Otto persone su dieci della popolazione mondiale accusa mal di schiena, presto o tardi, nelle loro vite. Di questo gruppo, il 3 per cento risente della cosiddetta ernia del disco (lombare o cervicale). Ma in cosa consiste di preciso? Scopriamolo insieme.
L’affezione consiste nella rottura di un disco vertebrale che, aprendosi, provoca la fuoriuscita di materiale discale, il quale va a comprimere il midollo osseo o la radice della vertebra, determinando contrattura muscolare e dolore.
Ernia del disco: tutto quel che c’è da sapere
Proprio il dolore è il sintomo principale. Spesso risulta molto intenso, tanto da impedire qualsiasi movimento o sforzo. A seconda del punto di rottura del disco, se nella parte iniziale della colonna (cervicale) o finale (lombare), viene rispettivamente avvertito nella zona delle braccia o delle gambe.
Un altro disturbo associato è l’intorpidimento e il formicolio, contraddistinti da una sensazione di risposta assente o debole degli arti o da un fastidio.
L’ernia del disco può altresì interferire con il funzionamento della vescica o intestinale. Stando agli esperti del campo, si verifica soprattutto nei giovani di età compresa tra i 25 e i 40 anni, in quanto effetto collaterale di una brutta botta o del sollevamento di un carico pesante.
Sono fattori di rischio l’obesità, lo stile di vita sedentario e gli esercizi ad alto impatto. Per prevenire l’ernia del disco si suggerisce di mantenere un peso sano, di non farsi carico di oggetti particolarmente pesanti e di praticare esercizio fisico due o tre volte alla settimana.
La diagnosi prevede lo studio approfondito della storia medica del paziente e l’esame strumentale, finalizzato ad accertare problemi spinali. Lo specialista raccomanda spesso una radiografia o una risonanza magnetica.
Una volta stabilito che si tratta per davvero dell’ernia del disco, solitamente vien prescritto un ciclo di antinfiammatori e rilassanti muscolari, nonché del riposo, per un periodo non superiore a sette giorni. Nella larga prevalenza dei casi ciò consente di risolvere la situazione, ma se così non fosse sarà valutato un intervento chirurgico.